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  • Polvere di sogni: luglio 2006

    20 luglio 2006

    Imagery


    Per Imagery si intende un metodo di lavoro centrato sulle immagini oniriche (e non). Significa prendere in considerazione "l'immagine" e non solo quella dei sogni, come prodotto dell'inconscio descrivendone, rivivendole, le caratteristiche interne, riportando alla luce o esplorando l'emozione ad essa collegata, e ancora, seguirne l'evoluzione fantasmatica mentre viene a contatto con il conscio.

    Qual è lo scopo dell'Imagery o immaginazione attiva e del rientro guidato nel sogno a cui abbiamo già accennato?

    Il primo intento è diagnostico, si tratta di lasciar emergere ciò che c'è, senza nessun intervento se non di completamento ed ampliamento di questo aspetto. Lasciare che l'immagine o le immagini si dispieghino completamente e che le emozioni ad esse correlate possano essere espresse, così come i "significati" che il sognatore sente, o i contenuti che intravede.

    Lo sviluppo di questo lavoro si indirizza poi verso il "terapeutico". Possono emergere conflitti, ostacoli, paure e diffticoltà. Può esserci angoscia e rifiuto nell' accettare quanto si vede. Quindi sarà necessario lavorare sul conflitto, sulla riconciliazione degli opposti, sull'accettazione delle polarità.Questo porta automaticamente all'esplorazione delle parti inconsce che vengono alla luce con l'Imagery, consente l'identificazione di proiezioni e soprattutto permette di contattare i vari Se', compreso quelli più rinnegati.

    Ultimo punto fondamentale: il Grounding, l'obiettivo di tutto il lavoro che prescinde la compresione puramente mentale dell'immagine e l'interpretazione del sogno. Grounding vuol dire "radicare" integrare quanto è emerso di importante come insegnamento personale nella vita del sognatore. Integrare gli aspetti che possono ampliare l' esperienza, che possono consentire uno sbocco diverso, un cambiamento, o la presa di posizione verso gli avvenimenti da cui ci si sente sopraffatti.

    Marzia Mazzavillani Copyright § Vietata la riproduzione totale o parziale del testo

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    12 luglio 2006

    Se fosse il mio sogno.....

    "Non spiegatemi per favore il mio sogno, perchè potreste soltanto dirmi cosa esso significa per voi, non per me" dice Kaplan Williams. Jung, d'altra parte, sosteneva che i nostri sogni sono come il nostro sedere, non lo vediamo perchè ci siamo seduti sopra.

    Sono due modi di pensare al lavoro onirico apparentemente inconciliabili, l'uno teso a dare strumenti al sognatore per immergersi nel proprio sogno, l'altro concentrato nell'individuare le zone d'ombra, le polarità che immancabilmente compaiono nel sogno e che molto spesso sono "invisibili" al sognatore stesso.

    E' molto facile, infatti che il sogno presenti aspetti opposti a quelli che vivamo nella vita conscia, di conseguenza facciamo fatica a vederli. Allora un aiuto esterno potrà fornire un feed back, sarà una luce nel buio. Potrà anche non essere la "verità", la nostra verità, ma di sicuro metterà in moto una serie di associazioni, di pensieri, che approderanno a qualche cosa di "giusto " per noi.

    Ecco allora il ruolo dell'interprete o meglio, dello studioso di sogni, che meglio si delinea: consentire al sognatore di risentire un contatto con un mondo non così lontano, consentirgli di ritrovare una strada che lo porti al posto giusto per lui, e non per l'interprete stesso, o per le sue teorie ed il suo sapere.

    Ogni tecnica di lavoro può essere usata, ed è qui che la sensibilità e la professionalità dell'esperto giocheranno un ruolo fondamentale: trovare un modo che sia consono alla situazione, al sogno presentato, ed alla personalità del sognatore.

    E' possibile che sia il sognatore stesso a richiedere una interpretazione-decifrazione di stampo tradizionale e anche questo può essere un buon modo per iniziare un lavoro, essendo consapevoli di ciò che viene chiesto, e di ciò che si può comunque innescare come processo personale nel sognatore. Molto utile, a questo proposito, iniziare il discorso dicendo: Se fosse il mio sogno....

    Questa frase aiuta ad equilibrare la componente di proiezione personale, ed è un valido strumento anche all'interno di gruppi di condivisione dei propri sogni.


    Marzia Mazzavillani Copyright § Vietata la riproduzione totale o parziale del testo

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    06 luglio 2006

    Analisi di una sessione di lavoro con i sogni


    In una sessione di rientro guidato nel sogno intervengono tre elementi fondamentali, la cui sinergia origina il processo di consapevolezza del lavoro onirico.

    I tre poli che interagiscono l'uno con l'altro sono : le immagini del sogno, il sognatore che racconta ed il conduttore /facilitatore che sostiene l'esperienza.
    Le immagini che nel racconto sono presentate, forniscono una panoramica dei diversi elementi e delle diverse energie che si esprimono nel sogno. Collegano diversi livelli di coscienza e Se' anche opposti. Si evolvono accumulando e trasformando l'energia, o liberandola con un effetto terapeutico.

    Il Facilitatore ha un ruolo di sostegno e di appoggio per il sognatore nella consapevolezza che il processo avviene indipendentemente da lui, e che il sognatore sa meglio di tutti cosa sta accadendo. L'attenzione costante, l'ascolto rispettoso ed il collegamento empatico ed energetico, sono l'aiuto che può dare, oltre a guidare il lavoro incoraggiando la persona nel dialogo con le immagini o con i personaggi, aiutandola ad esprimere i suoi bisogni e le sue sensazioni. Quando ci sono in gioco situazioni di conflitto o figure minacciose diventa fondamentale fare domande:

    Come mai questa figura è qui?
    Cosa vuole da te?
    C'è qualcosa che puoi fare per lei?

    Il sognatore può immergersi nelle sue immagini sperimentandole totalmente, cercando di andare sempre più in profondità. Deve essere consapevole di avere in ogni caso ed in ogni situazione piena libertà di ampliare la visione, ma pure pieno controllo, scelta totale di fermarsi, andare avanti o no.

    Può ricercare un rilassamento corporeo che lo faccia stare comodo, parlare ad alta voce per dare "realtà" e concretezza all'esperienza e sentirsi tranquillo nell'esprimere ciò che sente al Facilitatore, anche il bisogno di rallentare, o di stare, in alcuni momenti, in silenzio.


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    01 luglio 2006

    Immaginazione attiva Junghiana


    Il lavoro da pioniere fatto da Jung nello sperimentare le immagini dei suoi sogni affidandosi al fluire ed al trasformarsi di queste.....ha aperto la strada ad un metodo più strutturato proposto ai suoi clienti, e molto diverso dal sistema delle "libere associazioni" freudiane. Questo è il retroterra da cui le più recenti tecniche di Imagery, Immaginazione attiva nel Voice Dialogue e nel lavoro con i sogni hanno avuto origine.

    La differenza fondamentale tra il punto di partenza junghiano e le correnti moderne consiste nell'evoluzione dell'immagine onirica che conduca ad una lisi. Così "portare a soluzione" , obiettivo di partenza del rientro guidato nello stato onirico, diviene motore di un processo di cambiamento interno che può riflettersi anche all'esterno.

    Molto diversa la posizione di Jung per il quale il sogno non andava "manipolato", ma solo rivissuto senza alcun intento prefissato se non quello di progredire sulla via dell'individuazione. L'immaginazione attiva di cui Jung parla è "forza immaginativa" pura, non ha nulla a che vedere con l'immaginazione vera e propria e consiste nel provocare in modo attivo l'apparizione di immagini, immergersi nei processi inconsci dell'individuo, e, riportandoli alla luce, fondere conscio ed inconscio.

    Si tratta di una discesa cosciente in cio che Jung definisce "le profondità della propria anima" per favorire l'emergere di simboli e di immagini che, arricchendosi di dettagli ed evolvendosi, possano avere effetti sia creativi che curativi. E' necessario però eliminare ogni critica proveniente dalla ragione ed osservare ciò che avviene con assoluta obiettività, "entrare" nella storia confrontandosi con gli elementi che appaiono, e viverla completamente senza il "giudizio" che potrebbe arrivare dalla coscienza.

    Da questo punto di vista la "completezza " ricercata da Jung può essere paragonata al "trovare una soluzione" delle tecniche più recenti.


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